SAPESSI COM’E’ STRANO
(TROVARSI CON CASSANO AD APPIANO)
(seconda e ultima puntata)
Per primo arriva l’affabile Castellazzi, poi uno stuolo di giovani che un bambino a poca distanza da me chiama indistintamente “Livaja”, come fosse un genere, il giovane, il Livaja. “Ecco Livaja”, “Ecco Livaja”, “Papà, c’è Livaja”, e io gli vorrei dire che Livaja è in giro con la Croazia ma poi penso che sia bello così, poter sognare che Livaja ci sia e peraltro non ti caghi, perché nessuno all’invito “Livaja fammi l’autografo” si ferma e gli fa l’autografo. Povero bambino. Un bel problema, in effetti. Voglio dire, se io fossi a un raduno di scrittori giuggioloni e uno mi dicesse “Moccia fammi l’autografo” io non glielo farei. O dovrei farglielo firmandomi Moccia per farlo contento?
Mentre sono assorto a pensare a Moccia e Livaja, cominciano a transitare fior di nerazzurri. Samuel non si concede troppo, Silvestre un po’ di più e Coutinho invece sì e nella ressa lo abbraccio anch’io, senza un vero motivo. Poi arriva Cambiasso, che non si sottrae al rito delle tamerici. E poi arriva (insieme ad Ausilio, per l’occasione senza cravatta) Stramaccioni, che posa indistintamente con tutti, persino con me. E alla fine arrivano quelli che si erano attardati a tirare al bersaglio: Palacio, Milito e Cassano. Palacio fa il suo, ma macchine fotografiche e pennarelli sono tutti per Milito e Cassano. Rinuncio al bersaglio piccolo (Cassano) per andare dritto verso il Principe, che becco in zona Cesarini, al limitare della tamerici, quando il vialetto svapora e i giocatori salutano i tifosotti, ma il Principe si gira quando lo chiamo Principe e concede un ultima foto, Lorenzo la scatta, io sono felice, arrivederci e grazie.
Dopodichè vado a mangiarmi un panino ad Appiano downtown e torno un’ora dopo per la registrazione di Inter_Net. Salgo con Monzani negli studios dove, nella sorpresa generale, mentre i tecnici sistemano le luci e gente gira con poltrone in mano, si appalesa nientemeno che Cassano. Allora, intanto va detto che Cassano non saluta normalmente ma ti chiede:
“Come siamo messi?”
Come siamo messi come, scusa?
“Di salute”.
Ah, ecco. Da uno studio esce uno col telefonino in mano: “Ti passo Cassano. Antò, senti aqquesto”. E Cassano non dice “Pronto?”, bensì
“Come siamo messi?”
Poi fa una serie di facce e chiude la conversazione piuttosto in fretta, restituendo il telefonino al legittimo proprietario e dicendo:
“Ma chi cazz’è?”
Dopodiché scambia due chiacchiere col Monzani che diligentemente gli spiega che adesso registriamo Inter_Net che è una trasmissione che dà spazio al mondo della Rete bla bla bla e infatti – dice indicandomi – lui è un blogger.
Cassano mi guarda strano. Ho paura di quello che potrà dirmi. Lui forse coglie questa mia paura. Ci fissiamo negli occhi per sette/otto nanosecondi che però sono lunghissimi. Vorrei tanto che mi chiedesse:
“Come siamo messi?”
ma ho paura che mi dica
“Ma chi cazzo sei?”
rovinandomi la reputazione faticosamente costruita in anni e anni. Mi fissa. Vedo che sta per parlare. Parla. Io sto sudando.
“Tu sei blogghe?”
Sì (deglutendo).
“Piacere blogghe!”
Fiiiiiiiiuuuuuuu, è andata. Stringo la mano a Cassano che archivia in fretta il blogghe e va avanti a parlare con chiunque. Ride, scherza ma poi diventa serissimo ancora col Monzani. E con semplicità, quasi con tenerezza, rivela al mondo (cioè a me, che ne sono stato testimone a pochi centimetri di distanza e che ora qui riporto fedelmente) uno scoop totale:
“Senti, ma quand’è che mi mettete Inter Channel? Io ho ancora Milan Channel”.
E in questa frase, in questa semplice frase non c’è solo la statura di Cassano ma la grandezza, l’enorme grandezza dell’Inter. Volevo abbracciare Cassano e Monzani e baciarli sulla guancia, ma mi chiama uno che mi fa:
“Cominciamo. Ma rimettiti il gilet, hai la camicia a righe e viene fuori un casino”.
Entro in studio e penso che la vita è bella e l’Inter è la sua profetessa.