SIENA-INTER 3-1

CALVARIO DEI PASCHI

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Ormai lo sfacelo post-sverginamento Juve Stadium sta assumendo proporzioni preoccupanti. Da allora, 12 partite che sono più della metà del campionato (arrivato alla 23ma) e di queste 12 partite ne abbiamo vinte 3. E’ chiaro che vincendo una partita ogni quattro non si va da nessuna parte, che poi è proprio la cosa che stiamo facendo o diamo l’impressione di fare: non andare da nessuna parte, appunto. A Siena, sfavoriti come al solito dagli episodi (uno gol preso in impercettibile fuorigioco, un’entrata da dietro su Cassano che poteva essere rigore, un pallone quasi a colpo sicuro che per due centimetri di troppo prende la traversa), abbiamo sostanzialmente fatto cagare. Le due cose messe assieme sono fatali. Non ci si può accontentare di un paio di occasioni, di 5-10 minuti brillanti e di un mezzo – improduttivo – forcing alla ricerca di un pareggio sul campo dell’ultima classifica. Un forcing – scusa, Strama – anche un po’ provinciale. Lasciamo 6 punti al Siena, come fu col Novara l’anno scorso. A Sassuolo stanno già facendo progetti per il 2014.

Ora, tu puoi anche prendere Messi al mercato di gennaio. Se però ti fai infilare regolarmente dagli attacchi altrui, non correggi il tiro (se non dopo 45 minuti) su una fascia dove si trovano contemporaneamente il giocatore meno in forma tuo e i due più in forma degli altri, e fai fare il gol della vita a uno a cui regali venti metri quadri di campo libero e una sostanziale noncuranza attorno, ecco, anche a  Messi sarebbero girati i coglioni. Le azioni dei tre gol gridano vendetta, perchè parlano di un perfetto mix tra uno squilibrio tattico e una mollezza non giustificabile. Anche con queste cose, entrambe, non si va da nessuna parte.

Strama adesso ha almeno due frecce in più al suo arco. Sospendiamo il giudizio su Schelotto, che sembrava zavorrato, uno di quei protagonisti di “Grassi contro magri” di Real. Ma Kuzmanovic è un passo in avanti importante rispetto a Gargano, e Kovacic – di cui si intuisce una certa freschezza mentale oltre che atletica, e di freschezza abbiamo un gran bisogno – merita di essere messo subito alla prova. Sistemando le cose – almeno – in mezzo, forse qualcosa di meglio si può costruire intoro. Anche per ovviare a parte questa insopportabile sensazione della coperta corta: quando pensi di avere risolto qualcosa, ti accorgi per esempio che senza Milito questa squadra in avanti vale la metà, o forse un terzo. Essere ancora qui a febbraio ad arrovellarci sulla mancanza di una punta, vabbe’, è frustrante. E ormai questi siamo, ovvio.

Ha ragione Strama quando dice che la Champions, nonostante tutto, è ancora a tre punti. Ma gli farei notare, appunto, che oggi per noi tre punti sono un’eternità. A inizio novembre eravamo la squadra del momento. Ora, 12 partite (e solo 3 vittorie) dopo,  i posti disponibili si sono ridotti a uno (Juve e Napoli non si beccano più) e per quell’uno c’è la Lazio, c’è il Milan che ci ha rimontato 13 punti in 10 partite, c’è la Fiorentina un punto sotto. Oggi chi punterebbe 5 euro su di noi in questo campionatino a quattro? Chi non ha più scuse, in tutto questo, mi sembra proprio Strama. Il mercato lo ha accontentato: sono andati via due di cui era abituato a far meno, sono arrivati giocatori nei posti cruciali. Ok, uno è Rocchi. Ok, Schelotto è leggermente fuori fase. Ma adesso è Strama a doversi/ci tirar fuori da queste sabbie mobili. La Champions è tre punti avanti? Vero. Ma ti faccio anche notare, Strama, che con due punti in meno saremmo di nuovo ai preliminari di Europa League. A ottobre eravamo allegri e pensavamo in grande. Sul perchè adesso siamo tristi e ne prendiamo tre dal Siena bisognerebbe intavolare un bel discorsetto.

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