SAMP-INTER

THE YEAR OF THE FROG

Questa era una partita terribilmente importante per un tot di motivi:

  1. era l’ultima della micidiale serie gennaio-febbraio, 15 partite in 52 giorni (12 campionato, 2 Coppetta, 1 Coppona), sempre in campo anche a metà settimana tranne una volta (ma c’erano le nazionali, e noi ne avevamo in campo 13). Serie che chiudiamo con 12 vittorie (compresa quella ai rigori con il Napoli in Coppetta) e 3 sconfitte, bilancio che io personalmente sottoscriverei per le prossime 15.
  2. era – sulla carta – la più difficile del mini-ciclo di cinque partite che, dopo il recupero con la Fiorentina, ci separavano dal derby. Difficoltà data anche dai recenti ricorsi storici delle partite con la Samp, unica squadra italiana che non avevamo mai battuto negli ultimi due campionati.
  3. era – oggettivamente – la più importante da vincere data la concomitanza con lo scontro diretto Milan-Napoli, al termine del quale – ora possiamo dirlo – guadagneremo tre punti su una delle due o complessivamente quattro punti in caso di parità.
  4. era una partita che ne seguiva due deludenti e/o preoccupanti per diversi motivi (la vittoria con il Cagliari e la inculata con il Bayern).
  5. era una partita, in particolare, che arrivava quattro giorni dopo una sconfitta casalinga in Champions e con una pressione non indifferente addosso.
  6. era una partita che affrontavamo con una formazione inedita e qualche oggettivo problemino.

Quindi, il modo con cui portare a casa tre punti contava un cazzo. Dicevo: partita mourignana. Sapete, tipo quelle in cui si facevano primi tempi da vomito e ultima mezz’ora da orgasmo, quando dal tuo divano vedevi la squadra avversaria sfaldarsi dopo avere tirato la carretta oltre le proprie possibilità e noi alzare il mento e zac!, bruttarelli e chirurgici, three points and back home. La Samp secondo me ha giocato in 15 per almeno un’oretta, nel senso che difendevano in nove e attaccavano benino in sei, quindi i conti non mi tornavano e stavo per fare ricorso. Noi, tre punti a parte, abbiamo dato qualche buon segnale. Intanto, abbiamo vinto una partita difficile (vedi sopra). Ranocchia che esce in barella il mercoledì e si presenta incerottato la domenica e fa un partitone, ecco, è un bello spot. Fujimori che gioca a destra come a sinistra, voglio dire, sarà un po’ naif ma ha un suo perché e gli faccio un inchino. Poi quando la bruttezza è compensata dalla grinta e dal cinismo della missione compiuta, ecco, io sono a posto. Oggi ho corso una 30 km sotto i 5′ al km, non ho mangiato neanche un Orociok e sono secondo in classifica.

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