DI CORSA

TUTTO IN UNA VOLTA

(questo è un post intimista. Se avete bisogno di notizie sui muscoli di Cambiasso o sul recupero di Maxwell, vi consiglio la Pravda)

A febbraio, nell’atto di inviare il primo di una serie di tre bonifici e facendomi così il regalo più costoso della (mia) storia, avevo di fatto programmato un autunno di forti emozioni. Otto mesi fa mi immaginavo un ottobre molto podistico e un giorno come questo – venerdì 24, una settimana prima della partenza per New York – che presumibilmente avrei dedicato al controllo approvvigionamenti e alle pure fantasticherie steso a letto guardando il soffitto, dove avrei proiettato l’ennesima replica di un film bellissimo: il podista etiope di origine padana Settoreh che taglia il traguardo di Central Park in stato confusionale. Otto mesi fa, a febbraio, non sapevo ancora in quale incredibile tunnel mi sarei ficcato. L’idea del libro è nata a metà marzo, si è concretizzata tra maggio e giugno, ha preso definitivamente corpo tra luglio e agosto, è diventata realtà a settembre (realtà almeno per me, che nonostante tutto ancora non ci credevo) quando l’editore mi ha spedito la copertina, la prova provata che io, in effetti, avevo scritto un libro e che sarebbe stato regolarmente pubblicato se non altro per non vanificare il lavoro dell’art director. E’ uscito il 7 ottobre, negli stessi giorni in cui spedivo il terzo e ultimo bonifico al tour operator che a peso d’oro mi porterà fino al Pont di Verrazzano. Insomma, tra la prima e ultima rata della maratona di New York ho scritto e pubblicato un libro, e questo un po’ ti dice come vanno veloci le cose e, in fondo, come sa essere bella e varia la vita.

Stasera presento il libro a Pavia, ho lo scatolone con la roba di New York in corridoio e lo scavalco ogni volta che vado al pc e mando sommarie indicazioni per raggiungere la libreria. Tutto in una volta. Quando realizzi due sogni (o, più laicamente, concretizzi due obiettivi) e questi si accavallano, cos’è: figata o sfiga? Non posso fare il malmostoso, sarei un pirla. Ma così è troppo. Da settimane mi ritrovo in una sorta di Minipimer emozionale e non c’ero abituato. Mi sento un po’ il colpa con New York, l’apoteosi del mio podismo sentimentale e bislacco, che ho preparato in maniera un po’ sommaria, con la testa da un’altra parte, alla ricerca di una forma che non ho trovato perchè l’ho cercata alla cazzo, diciamolo pure. Ma vorrei vederlo, chessò, Paul Tergat correre la maratona di New York a nemmeno quattro settimane dall’uscita di un libro, tra gente che ti scrive mail e altre che ti chiede la dedica (che non è mica una cosa che butti giù due righe e vaffanculo. No, ti devi concentrare ed è faticoso).

L’uomo a cui si accavallano i sogni, comunque, ha già deciso come tirare sera. Tra mezz’ora, intanto, una bella corsetta in solitudine alla ricerca di endorfina. Poi qualcosa di spiritoso da dire questa sera gli verrà in mente, a meno che perda la voce tipo Fracchia sul puff o venga travolto dalle emozioni di una giornata che si è aperta con una lettera in cui gli dicevano: ehi bellicapelli, venerdì l’aereo parte un’ora prima, sincronizza l’orologio o sono cazzi.

http://www.gro-co.de/marathon-reisen/bilder/new-york-city-marathon_park.jpg

DI CORSAultima modifica: 2008-10-24T15:06:00+02:00da admin
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