ESSERE (D)AVANTI

LA SINDROME DI BUBKA

(LET ME SAY SOMETHING

ABOUT THIS LOVELY GAME)

 

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Prefazione.

 

Bubka migliorò il record del mondo di 21 centimetri nell’arco di soli quattro anni tra il 1984 e il 1988, più di quello che tutti gli altri astisti aveva ottenuto tutti insieme nei 12 anni precedenti. Quella che ancora oggi è considerata la misura d’eccellenza, i 6 metri, Bubka l’ha superata 43 volte in carriera, ed è stato naturalmente il primo a farlo (dopo di lui ci sono riusciti altri 16 atleti, la gran parte per una volta sola). Aveva, nei confronti di tutti gli altri astisti di livello internazionale, una tale superiorità che riuscì a gestire la sua supremazia con grande metodo. Pur essendo “naturalmente” in grado di spostare molto più in un alto, e in una botta sola, il record del mondo, negli anni del suo dominio preferì farlo a rate, un centimetro alla volta (c’è chi dice per incassare il premio federale per tante volte invece che una, oltre che i bonus dei vari meeting) (chiamalo scemo). Infatti stabilì il record mondiale in un numero imprecisato di occasioni all’aperto e al coperto, centimetro dopo centimetro, portandolo a 6.14 outdoor e a 6.15 indoor. A tutt’oggi, e sono passati vent’anni, nessuno ha mai fatto meglio di 6.06 outdoor e 6.07 indoor.

Interludio.

Durante la serata vicentina, il lettore Giorgio, quello che mi ha fatto fare una gran figura con Massimo Paganin, che ancora me lo immagino che ogni tanto gli vengo in mente e dice:

“Ma chi cazzo era quello lì?”

vabbe’, insomma, il lettore Giorgio da Marghera mi fa: come mai non hai firmato l’appello dei blogger contro Sky? Gli ho risposto: perchè non voglio alimentare la sindrome dell’accerchiamento. Visto che ogni tanto mi prendo del comunista (e vabbe’), dico a Giorgio: molti nemici molto onore. Ne abbiamo sentite e viste di peggio. E se io, giornalista, invece di Mourinho mi vedo arrivare un Branca, beh, farei anch’io il broncio. Forse le raccolte di firme si potevano fare in altre occasioni: perchè oggi è così, non è un mistero, non abbiamo buona tv, non abbiamo buona stampa, siamo diventati molto antipatici perchè siamo primi da un po’ troppo tempo. Forse, dicevo, a posteriori, si potrebbe dire che le raccolte di firme si dovevano fare quando eravamo la barzelletta d’Italia. Adesso, dopo quattro scudetti, siamo insopportabili. E va benissimo così. Meglio insopportabili, meglio criticati oltre ogni evidenza, meglio oggetto di qualche prostituzione intellettuale: meglio tutto questo, insomma, di quando gli altri designavano gli arbitri al telefono con i designatori. E noi eravamo così sfigati e simpatici, pussipussipussi.

Svolgimento.

Noi, ecco, siamo i Bubka del calcio italiano, e un giorno bisognerà che ci rendano il giusto onore. Stiamo alzando l’asticella, poco per volta, e già adesso è a una quota a cui è difficile arrivare. Mica solo per noi. La Juve, per tornare a farsi le seghe high quality, ne ha dovuti mettere 5 alla Samp. Il Milan, per dare un segno di vita, ha dovuto vincere al Bernabeu. Sotto la nostra asticella ormai tutto sfiora il banale., lo scontato. Noi stessi, per avere un adeguato riguardo dalla critica, dobbiamo darne 4 al Milan nel derby, o darne 5 al Genoa a Marassi, o finire sul 4-0 (ma poteva essere un 8-0) il primo tempo col Palermo. Sotto questo livello di prestazioni, ecco, ci dicono che facciamo schifo. E vorrei sottolineare che in due mesi di campionato abbiamo espresso, con le suddette tre macro-prestazioni, un livello di spettacolo e di predominio tecnico che dovrebbe tacitare la critica dell’intero emisfero boreale. Passa il messaggio che facciamo cagare? E chi se ne frega. Abbiamo fatto 25 punti su 30 in campionato. Speriamo di far cagare all’infinito, come un enorme dose di magnesia.

Siamo i Bubka del calcio italiano, e dietro ci sono un po’ di Gibilisco (mica pizza e fichi) che hanno come minimo 4 punti di distacco, qualcuno 6, qualcuno 9. Eppure per giustificare la nostra supremazia dobbiamo sempre fare il record. Se ci scappa un 6,05 sono capaci di dirci che non abbiamo gioco, o che rubiamo. Who cares? Non bisogna essere simpatici a tutti. E confido sempre che ci sia gente che ascolta la telecronache col volume basso, o concentrandosi sul gesto invece che sul parere del telecronista. Non mi interessa di niente di quello che scrivono e dicono. A me interessa il primo tempo di Inter-Palermo. A me interessa una classifica che mi dice che abbiamo vinto 8 partite su 10. Facendo cagare? Va bene: viva la merda, che problema c’è?

Siamo i Bubka del calcio italiano, stiamo alzando la qualità. E’ come quando mi alleno con gente che va più forte di me: magari poco, ma miglioro. Se questo calcio – e questa critica – pretende di più, il merito è nostro. Se il calcio italiano migliora è merito di chi tira il gruppo. Se la Juve per tenere il passo dell’Inter deve darne 5 alla Samp, io dico “Evviva” perchè ci sarà da divertirsi. Il resto, davvero, da Massimo Mauro fino alla galassia Mediaset, mi interessa poco o niente. Sono contento così, molto contento. E dico questo ben conscio che magari domenica perdiamo a Livorno, o la settimana prossima usciamo dalla Champions. E’ il calcio, c’est la vie, c’est le fulbar. L’importante è provarci, crederci, riprovarci. Salire, migliorare. Tentarci, almeno: non sempre si fa 6,15.

Conclusioni.

Staremmo tutti meglio se le nostre tensioni sportive e intellettuali si indirizzassero verso questa pretesa: la pretesa di vedere il meglio, di assistere a spettacoli degni di questo nome, ognuno sotto la propria bandiera. Purtroppo non tutti la pensano così. C’è gente che, invece di godere per un 5-1 alla Samp, la mena ancora con la storia dei 29 scudetti e degli asterischi. Gente a cui mi viene da dire solo:

fottiti, fottiti tu, le due stelle e di due asterischi.

Il calcio è darne 5 al Palermo e 5 alla Samp. Il resto è foffa (cit.)

 

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(“Ragazzi, fate l’antidoping a Settoruccio”)

ESSERE (D)AVANTIultima modifica: 2009-10-30T16:21:00+01:00da admin
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