MILANO CITY MARATHON

TRE (IL RESTO NON CONTA)

42,195 km di pioggia, dal primo all’ultimo metro. Mica il diluvio universale, eh?, ma tic tic tic, sempre tic tic tic, sempre pioggia, sempre gocce, sempre acqua, sempre ombrelli aperti intorno, sempre pozzanghere, sempre schizzi, tic tic tic. Certo, i più cagacazzo tra di voi

(amo seminare zizzania concettuale come in questo caso. “I più cagacazzo tra di voi” è una frasetta subdola perché leggendola nessuno si sentirà cagacazzo, naturalmente, “chi, io?”, eccerto, chiunque automaticamente farà dei distinguo mettendosi tra i non-cagacazzo, pensando fermamente che questa mia frasetta non li riguardi, e aspetterà che i veri cagacazzi si palesino prima o poi, eccerto, è ovvio, è umano)

potrebbero rinfacciarmi vecchie dichiarazioni, tipo “correre sotto la pioggia è bellissimo” o “sta per piovere, quindi vado a correre”. Affermazioni che confermo e sottoscrivo, ma che vanno ambientate. In tarda primavera o in estate è bellissimo correre sotto la pioggia, per un’oretta. Ecco. In aprile, con 10 gradi, per quattro ore, è un po’ meno bello. Non che 10 gradi siano insopportabili, per carità. Ma in certi punti tirava una tale arietta che guardavo quelli vicino a me che correvano in canottiera e benedicevo in momento in cui, cinque minuti prima di riconsegnare la sacca, dicevo tra me e me “ma chi se ne frega, mi copro”, e mi infilavo il mio bell’impermeabilino che ha fatto il suo lavoro, anche se dopo un po’ l’acqua ha sempre la meglio, mica è tela cerata, è tela Decathlon, e l’acqua piano piano si infila tra le fibre fradice e ti arriva alla pelle, poi alle ossa, poi al midollo e allora dici:

“Vabbe’, ma tra un po’ è finita e vaffanculo alla pioggia”

ma anche il concetto di “un po’” applicato a una maratona è sempre vago. Quanto è “un po’” rispetto a 42.195 metri, o rispetto a quattro ore, o rispetto anche allo stesso vaffanculo? Comunque non voglio lamentarmi. Ho corso una maratona al termine di un ciclo di 12 mesi esatti di podismo deludente, a tratti assente, in certi momenti sfuggente, qualche volta un po’ disperato. Quindi evviva, evviva il numero tre (vabbe’, dopo c’è un 57, ma stare sotto le quattro ore ha sempre un suo perchè, e finire sopra le 4 ore sarebbe stata una mazzata per il morale) (parlo come un allenatore di Lega Pro), evviva la maratona, evviva arrivare in fondo senza più gambe perchè al trentesimo la fiammella comincia a spegnersi, però hai la lucidità di non infierire e di impostare la velocità di crociera (slow) e piano piano arrivi, senza quasi mai camminare (solo tre brevissime passeggiatine ai tre ultimi ristori, per gustarsi l’integratore e uno spicchio di arancia provando a sciogliere quel che rimaneva delle cosce), trascinandoti ma sentendoti vivo. Ringrazio tutti e tutto, ringrazio anche la pioggia che ha reso più epica la sempre scialbetta maratona milanese, ormai triturata dalla staffetta (4mila maratoneti e 8mila staffettisti: avete creato un mostro, maledetti). Ringrazio Valerio che ringrazia sempre me ma io ringrazio lui, che ha raccolto 2.400 euro per la De Marchi e ha corso in 3 ore e 1 minuto, cazzo, 1 minuto: ma ce la farai, tieni duro, la prossima volta sfonderai il muro.

E io? Ho finito avendo voglia di riprovarci. E’ un ottimo segno, anche se domani, martedì, è atteso il picco del mal di gambe. Da mercoledì sarà di nuovo discesa.

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MILANO CITY MARATHONultima modifica: 2012-04-17T02:08:00+02:00da admin
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