MERCATO

LA NUOVA DIMENSIONE

Per giudicare il mercato dell’Inter ci sono solo due strade: 1) incontrare un alieno all’autogrill di Lodi e chiedergli di metterti sottopelle lo stesso chip di Sara Tommasi; 2) attrezzarsi di serenità e realismo, a dosi da cavallo e a lento rilascio per i prossimi cinque anni. La psicopatologia del tifoso, naturalmente, richiederebbe più la 1) della 2), ma non vedo l’utilità di trasformarci in un’accolita di rancorosi con la foto di Mourinho nel portafoglio. Nel corso degli ultimi due anni ognuno di noi ha detto tutto e il contrario di tutto. Mi è già capitato di parlare con gente che teorizzava la piazza pulita un minuto dopo il Triplete e ora, due anni dopo, piagnucola di fronte alle decisioni dolorose. Ma questo è normale.

Nel quadro di una situazione mondiale di congiunturali pezze al culo, in cui il mercato lo fanno cinque o sei società e noi non siamo (più) tra quelle, va preso atto di quanto dannosa sia stata l’ultima stagione. Non solo sportivamente, dico. Oltre a perdere il prezioso gruzzolo Champions l’Inter, avendo fatto cagare, si è deprezzata. Con altre premesse, in questa faticosa estate probabilmente sarebbe bastato – come ampiamente nell’aria da mesi e mesi – far cassa con Sneijder per sistemare i conti con un’unica spettacolare operazione. Solo che Sneijder vale un quarto rispetto al maggio 2010 e ha un ingaggio che quasi nessuno gli può/vuole pagare. Chi prenderebbe lo Sneijder dell’ultima stagione al suo ormai solo teorico prezzo? Naturalmente, altri giocatori hanno fatto cagare e si sono deprezzati. Il Pazzo, per esempio, poteva essere un altro pezzo da novanta, solo che ha fatto una stagione da quaranticinque e vale sì e no trenta. La tristezza dell’unica operazione che si profila – prestito alla Samp – dice tutto.

Quindi la società ha imboccato una strada alternativa. Buona, cattiva? Boh. Davvero l’unica percorribile? Boh. Sono anch’io un personaggio borderline da microchip: invoco lo svecchiamento della squadra e poi mi dispiaccio se la svecchiano. Inorridisco davanti alle cifre degli ingaggi e poi mi chiedo se, con un contratto in corso, è legittimo aspettarsi che un calciatore (un calciatore, non una persona normale) se lo faccia ridurre o si faccia mettere alla porta. Diciamo che siamo arrivati brutalmente al fatidico momento di separarci da un’Inter che abbiamo nel cuore. Come  una multinazionale che mette alla porta i top manager che l’hanno portata a diventare leader del mercato: “Mi spiace ma guadagni troppo, non me lo posso più permettere”. Gli eroi sono invecchiati di due anni eppure prendono stipendi fuori registro, gli eroi sono gli eroi ma nell’ultima stagone non ci hanno risolto un problema che fosse uno. Gli eroi sono vicini alla data di scadenza, che a noi piaccia o no.

I soldi non sono miei, l’Inter non è mia se non in senso sentimentale e molto figurato. Dal punto di vista contabile – basta, di cuore non parliamo più, sennò ci stiamo male – l’operazione ha un suo senso preciso. Ha anche una prospettiva, anche se teorica. Dico “anche se” perchè per ora è arrivato un attaccante che ha 30 anni, e se il parametro è Milito che ne ha 33 occhei, ma se il parametro è “punto sui giovani” allora fatico a capire. Dico “anche se” perché mi è toccato leggere di frenetiche trattative su un centrocampista di 31 anni, giusto uno meno di Cambiasso, con molte stagioni trascorse al Bologna senza che nessuno ne facesse oggetto di frenetiche trattative. L’ennesima riserva di giocatori che continuiamo a non sostituire?

Ecco, sposo la politica dello svecchiamento e comprendo le difficoltà di muoversi sul mercato dopo i disastri sportivi ed economici dell’ultima stagione. E’ il successivo passo che mi spaventa un po’, quando mi chiedo chi arriverà e non trovo risposte, o ne trovo – per ora – di deludenti. Preferirei una sincera svolta verso i giovani, con gli eroi che restano – abbondantemente spesati – a fare da tutor, piuttosto che una soluzione di ripiego con mezze figure che al calcio hanno già dato abbastanza.

La nostra asticella va cambiata. O meglio, procuriamocene un’altra, perché ne servono due. Una, quelle delle reali aspettative, degli obiettivi, del livello di competitività, dobbiamo abbassarla a livello “arrivo di Mancini all’Inter”. L’altra, quella della passione per l’Inter e dell’amore per questa maglia, dobbiamo issarla a livello “record del mondo”. Che poi, ragazzi, è quello che facciamo tutti gli anni, no?

Stay patient, stay hungry.

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p.s.: a proposito di cuore, e nel rispetto dei desideri e delle esigenze di un professionista, è proprio il cuore quella sfumatura che distingue un campione da un uomo vero. Un interista ha centomila squadre a disposizione per salutarci e passare al successivo capitolo, tranne due: Juve e Milan. Quindi, caro Lucio: grazie di tutto, grazie davvero, ti abbraccio, ti voglio bene e vaffanculo. Vaf-fan-cu-lo.

MERCATOultima modifica: 2012-07-05T14:33:00+02:00da admin
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