MERCATO

MALE, MALISSIMO, ANZI BENE

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Chissà, magari resterà una foto importante. A sinistra Mateo Kovacic, di cui fino a ieri pomeriggio ignoravo l’esistenza. A destra (irriconoscibile senza felpa) Roberto Monzani di Inter Channel. Sullo sfondo, Pavia, la me bèla vègia Pavia. O meglio, il policlinico San Matteo. Nemmeno ripreso dal davanti. Noi, questo è il retro. Notate lo squallore intrincesco della fotografia. Il retro di un ospedale. Un freddo della madonna (il cielo bianco di nebbia. A Pavia la nebbia è bassa o è a mezz’altezza. Quando non c’è, la sorpresa è tanta che la gente non esce di casa). Un cazzo di nessuno attorno, solo Mateo e Phelps (l’Uomo felpa).

I giocatori dell’Inter (quelli che si fanno male, o quelli che si vogliono far fare un controllino, o quelli che non si sa cosa cazzo abbiano, o quelli che arrivano per fare le visite prima di firmare) passano di qui, dal retro. Non per non farsi vedere, per carità. Ma solo perchè è qui che c’è la porta carraia che dà direttamente sui reparti che interessano ai giocatori: ortopedia, traumatologia, radiologia, figologia (questa era una battuta). E insomma, la prima foto ufficiale di Kovacic all’Inter è stata scattata qui, a Pavia, con vista sul retro del San Matteo. Quel palazzone color mattone che si staglia sulla sinistra, proprio dietro Kovacic, è l’ospedale del futuro, 14 piani di morbidezza. Pare sia pronto ma non apre mai. Tra un po’, me lo sento, arriverà Striscia la Notizia, quel tizio sulla bici o Capitan Ventosa.

Ora, potrei parlare per ore e ore del San Matteo di Pavia, mentre per onestà intellettuale non so bene cosa dire della campagna acquisti dell’Inter, se non che – improvvisamente, imprevedibilmente, tipo la nebbia di Pavia quando si alza – ne sono quasi contento, bambinescamente curioso. Se penso che due o tre sere fa mi stavo per togliere la vita facendo water boarding da solo, adesso mi si è aperto un mondo. Non so se quello che ci raccontano è vero, ma noi – l’Inter – che fottiamo (a peso d’oro, occhei) un calciatore di grandi speranze a Real e Manchester (Utd o City? Boh, l’ho letto sulla Gazza al bar) mi sembra un notizione. E adesso – visto che non l’ho mai visto (ops!) – non vedo l’ora di stoccarmi sul divano e guardare Kovacic, che già mi piace con questo piumino dell’Oviesse e questa faccia da pugile slavo. Kuzmanovic me lo ricordo vagamente alla Fiorentina: uno che ha fatto 100 partite nella Bundesliga tanto pirla non deve essere, e poi è giovane, dell’87, avercene. Di Schelotto ricordo un partitone contro il Milan, che aveva gli attacchi di panico ogni volta che prendeva palla: ho fiducia, non è Maicon e non è Bale, assomiglia troppo a Centofanti per essere preso sul serio al 100 per cento, ma spero che funzioni. Dopo un mese trascorso tra Rocchi che arriva e Wes e Coutinho che partono – insomma, lo spleen calcistico, il vuoto spinto, la mierda – alla fine ha preso forma un qualcosa che non so cos’è, ma mi attizza. Tutto ciò è molto tifosottesco, ma non so farci niente. Li voglio vedere giocare, e poi ce ne faremo una ragione. Forza Inter, e il resto si strafotta.